
Alessandro Bastoni, difensore FC Inter
Il difensore nerazzurro si racconta a cuore aperto: dalla passione per l’Inter ai sacrifici lontano da casa, fino alle critiche sui social.
I sacrifici nel calcio professionistico
Alessandro Bastoni, difensore di punta dell’Inter, ha condiviso riflessioni profonde sulla sua carriera e vita personale nel podcast Supernova di Alessandro Cattelan. Durante l’intervista ha discusso l’importanza dei sacrifici nel calcio professionistico, la sua devozione ai colori nerazzurri e il ruolo sempre più invasivo dei social media nella quotidianità degli atleti.
«Per la gente in generale i sacrifici li fanno solo gli operai o i muratori. Se non sei dentro a questo mondo fai fatica a capire i sacrifici che fa un giocatore. Giochiamo talmente tanto che siamo sempre lontano dalle famiglie», ha dichiarato Bastoni. E ha aggiunto: «Il tempo è una cosa impagabile e non te lo restituisce nessuno».
Un richiamo forte, quasi controcorrente, in un mondo in cui il concetto di sacrificio viene spesso oscurato da stipendi milionari e copertine patinate. Bastoni ricorda invece che la solitudine, la distanza affettiva e il peso mentale sono parte integrante della professione.
L’Inter nel cuore
Cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, Bastoni ha sempre nutrito una passione autentica per l’Inter, trasmessagli dal padre.
«La guardavo con mio papà, è stato lui a trasmettermi la passione per l’Inter», ha raccontato. Un legame emotivo forte, che oggi trova la sua massima espressione nel vestire la maglia nerazzurra: «Quando rappresenti i colori che ami è il massimo della vita».
Leadership e dinamiche di spogliatoio
Nel descrivere la vita all’interno del gruppo, Bastoni rivela un ambiente maturo e consapevole. «Sì sì, parlo negli spogliatoi, ma non c’è bisogno di farlo sempre», spiega. La leadership oggi non passa più per la voce più forte, ma per la responsabilità condivisa.
Il difensore sottolinea anche il superamento di certe dinamiche del passato: «Non c’è più il nonnismo che c’era una volta. All’Atalanta ho vissuto situazioni spiacevoli: una volta ho fatto un tunnel in allenamento ed è finito il mondo. Ora fortunatamente c’è più cultura».
Un difensore moderno e atipico
«Sono uno dei primi difensori che interpreta il ruolo così, che si spinge molto in attacco», dice di sé stesso. Bastoni si definisce un difensore atipico, capace di impostare, portare palla, rompere linee. Una caratteristica che lo distingue nel panorama internazionale e lo rende imprescindibile per il gioco dell’Inter.
Tuttavia, riconosce che in Nazionale le sue libertà sono più limitate per ragioni tattiche: un adattamento che dimostra versatilità e intelligenza calcistica.
Social media e rispetto: un equilibrio fragile
Uno dei passaggi più intensi dell’intervista riguarda il rapporto tra calciatori e pubblico sui social media. Bastoni non si nasconde: «Non puoi insultarmi la famiglia o augurarmi la morte perché ho fatto un errore».
Sottolinea il paradosso di alcuni tifosi che lo attaccano online e poi gli chiedono un selfie per strada. Un fenomeno sempre più diffuso che riflette la cattiveria e l’invidia crescente, spesso amplificate dalle piattaforme digitali.
Il messaggio è chiaro: la critica è legittima, ma serve misura, rispetto, umanità.
Oltre il campo: l’uomo dietro il calciatore
L’intervista di Alessandro Bastoni offre uno sguardo autentico sulle sfide e le soddisfazioni di un calciatore professionista, evidenziando l’importanza dei sacrifici quotidiani, della passione profonda per i colori nerazzurri e della necessità di un dialogo rispettoso, soprattutto nell’era dei social media.
Bastoni non si limita al ruolo di atleta, ma emerge come una voce consapevole, capace di riflettere sulle complessità del suo mestiere e di raccontare con trasparenza la sua esperienza. Un esempio raro di equilibrio tra talento sportivo e intelligenza emotiva.