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Milano 2026: i volontari invisibili che costruiscono il sogno olimpico

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A quasi cento giorni dai Giochi, le storie di chi lavora nell’ombra per rendere possibile l’evento più atteso nella storia sportiva italiana

Sono le sei del mattino e il PalaItalia di Santa Giulia è già un formicaio. Sofia ha 23 anni, studia ingegneria gestionale alla Bocconi e da otto mesi trascorre qui ogni weekend. Non è un’atleta, non è una tecnica, non è nemmeno pagata. È una dei 3.500 volontari che stanno rendendo possibile quello che, tra cento giorni esatti, sarà l’evento più importante nella storia sportiva di Milano: le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026.

“Mio nonno mi raccontava dei Mondiali di calcio del ’90”, dice mentre sistema le ultime sedie nella sala conferenze. “Diceva che l’Italia si era fermata per un mese. Io voglio far parte di qualcosa del genere, voglio poter dire ai miei nipoti: c’ero anch’io”.

Le Olimpiadi che cambiano una città

Milano non ha mai ospitato i Giochi Olimpici. Lo ha fatto Roma nel 1960, Torino nel 2006, ma mai la capitale economica d’Italia. Ora, a 66 anni dall’ultima Olimpiade italiana, la città si prepara a scrivere una pagina di storia insieme a Cortina d’Ampezzo, in quello che il Comitato Olimpico Internazionale ha definito “il modello di sostenibilità per i Giochi del futuro”.

I numeri sono impressionanti: 2.900 atleti da 90 nazioni, 16 discipline olimpiche e paralimpiche, 109 eventi in 13 giorni di gare. Ma dietro questi numeri ci sono persone. Come Ahmed, 34 anni, arrivato dal Sudan dieci anni fa, che coordina la squadra di mediatori culturali per Milano-Cortina 2026.

“Parleremo 47 lingue diverse”, spiega con orgoglio. “Dalle più comuni come inglese e cinese, fino al nepalese e all’amarico. Vogliamo che ogni atleta, ogni tifoso, ogni giornalista si senta a casa”.

Quando lo sport incontra l’inclusione

Il vero banco di prova di Milano 2026 non sarà solo sportivo, ma sociale. Per la prima volta nella storia olimpica italiana, il 15% dei volontari ha una qualche forma di disabilità. È una scelta deliberata, spiega Francesca Colombo, responsabile del programma di inclusione delle Olimpiadi Milano-Cortina: “Non volevamo fare beneficenza. Volevamo dimostrare che le Olimpiadi possono essere davvero di tutti”.

Marco ha 28 anni e la sindrome di Down. Lavora all’accoglienza del Villaggio Olimpico di Milano. “All’inizio mi guardavano strano”, racconta. “Poi hanno visto che so fare il mio lavoro. Adesso mi chiedono consigli anche su Milano, sui ristoranti, su dove andare la sera”.

Sua madre, Giulia, osserva da lontano: “Per anni ho lottato perché fosse integrato. Qui non è integrato. È semplicemente parte del team”.

La rivoluzione silenziosa degli impianti

Mentre i riflettori sono puntati sul nuovo Forum di Assago e sul rinnovato Stadio San Siro (che ospiterà la cerimonia di apertura), la vera eredità olimpica si nasconde nelle periferie. A Sesto San Giovanni, l’ex area Falck – simbolo della deindustrializzazione milanese – è stata trasformata nel Milano Città Studi Ice Park, un impianto di pattinaggio velocità che dopo i Giochi diventerà un centro sportivo pubblico.

“Questo quartiere non aveva nemmeno un campetto”, dice Carla, 62 anni, presidente dell’associazione di quartiere. “Adesso abbiamo un impianto olimpico. I nostri ragazzi pattineranno dove hanno pattinato i campioni del mondo. Non so se vi rendete conto di cosa significhi per una comunità come la nostra”.

L’architetto responsabile del progetto, Giovanni Massi, sottolinea l’approccio: “Abbiamo pensato al dopo, non solo al durante. Ogni struttura olimpica è stata progettata con un piano di utilizzo post-Giochi. Zero cattedrali nel deserto, come è successo in passato”.

Il countdown che unisce generazioni

Al Milano Marathon Club, l’allenatore Stefano Baldini – oro olimpico ad Atene 2004 nella maratona – segue un gruppo di giovani corridori. “Questi ragazzi avevano 5 anni quando io ho vinto”, sorride. “Ora ne hanno 26 e si preparano per correre la staffetta della torcia olimpica. È un passaggio di testimone nel vero senso della parola”.

Tra loro c’è Yasmine, 25 anni, campionessa italiana under 23 dei 5000 metri. “Non gareggerò a Milano 2026, la maratona non è la mia distanza”, ammette. “Ma porterò la fiaccola nel mio quartiere, al Corvetto. Da piccola non avevo modelli. Voglio essere io quel modello per le bambine che mi vedranno passare”.

La sfida della sostenibilità

Milano-Cortina 2026 si è autoproclamata “le Olimpiadi più sostenibili di sempre”. Un’affermazione ambiziosa, che il responsabile ambientale del Comitato Organizzatore, Paolo Verri, traduce in numeri: “Zero nuovi impianti permanenti a Cortina, riutilizzo del 90% delle strutture temporanee, compensazione totale delle emissioni di CO2, navette elettriche per il 100% degli spostamenti urbani”.

Ma la sostenibilità è anche sociale. Il programma “Adopt a School” ha coinvolto 200 scuole milanesi e lombarde, portando atleti olimpici nelle classi e classi negli impianti sportivi. “Abbiamo distribuito 50.000 biglietti gratuiti alle scuole per assistere agli allenamenti ufficiali”, spiega la coordinatrice Elena Bossi. “Vogliamo che i Giochi siano accessibili, non solo un evento per élite”.

Cento giorni all’impossibile

Mentre scrivo, mancano quasi 100 giorni alla cerimonia di apertura. A San Siro, dove si sta allestendo il palco olimpico, incrocio Luca, 45 anni, operaio edile. “Ho lavorato a Expo 2015”, racconta. “Pensavo fosse il massimo della mia carriera. Invece eccomi qui, a costruire il palco per le Olimpiadi. Mio figlio mi chiede sempre: papà, le vedrai le Olimpiadi? E io gli rispondo: figlio, io le sto costruendo”.

È questo, forse, il vero spirito olimpico. Non i record, non le medaglie, non gli ascolti televisivi record. Ma migliaia di persone comuni che, per qualche mese, diventano parte di qualcosa più grande di loro. Che credono ancora che lo sport possa unire, ispirare, cambiare.

Tra cento giorni, Milano si fermerà. Le piazze si riempiranno di maxischermi, le strade di bandiere colorate, i bar di discussioni appassionate. Per diciassette giorni, la città meneghina diventerà il centro del mondo sportivo.

Ma la vera vittoria è già stata conquistata. È nella piscina pubblica costruita a Quarto Oggiaro. Nei ragazzi con disabilità che hanno trovato un lavoro vero. Nella torcia che attraverserà i quartieri dimenticati. Nelle bambine che hanno scoperto che anche loro possono diventare campionesse.

“Le medaglie passeranno”, dice Sofia mentre chiude il PalaItalia per l’ennesima sera. “Ma quello che stiamo costruendo qui resterà. È la nostra legacy. È il nostro oro”.

E mentre Milano si prepara al conto alla rovescia finale, una certezza accompagna questi ultimi cento giorni: qualunque cosa accadrà sulle piste e nei palazzetti, la vera Olimpiade è già cominciata. Nelle strade, nelle periferie, nei cuori di chi ha creduto che anche l’impossibile potesse diventare realtà.

I NUMERI DI MILANO-CORTINA 2026

Date Olimpiadi: 6-22 febbraio 2026
Date Paralimpiadi: 6-15 marzo 2026
Atleti olimpici attesi: 2.900
Atleti paralimpici attesi: 650
Discipline olimpiche: 16
Discipline paralimpiche: 6
Eventi totali: 109 (Olimpiadi) + 80 (Paralimpiadi)
Nazioni partecipanti: 90+

Sedi di gara:

  • Milano (hockey, pattinaggio, cerimonie)
  • Cortina d’Ampezzo (sci alpino)
  • Anterselva (biathlon)
  • Val di Fiemme (sci di fondo, combinata nordica, salto)
  • Bormio (sci alpino)
  • Livigno (freestyle, snowboard)

Organizzazione:

  • Volontari totali: 3.500
  • Lingue parlate dai mediatori: 47
  • Volontari con disabilità: 15% (525 persone)
  • Scuole coinvolte: 200 in Lombardia e Veneto
  • Biglietti gratuiti per scuole: 50.000

Impatto economico:

  • Budget totale: 1,7 miliardi di euro
  • Impatto economico stimato: 2,3 miliardi di euro
  • Posti di lavoro creati: 10.500 (diretti e indiretti)
  • Posti disponibili eventi: 1,2 milioni di biglietti

Sostenibilità:

  • Nuovi impianti permanenti: 0 (solo riutilizzo esistenti)
  • Riutilizzo strutture temporanee: 90%
  • Compensazione emissioni CO2: 100%
  • Navette elettriche spostamenti urbani: 100%

LE SEDI MILANESI

PalaItalia Santa Giulia
Discipline: Hockey su ghiaccio, Pattinaggio artistico
Capacità: 15.000 spettatori
Caratteristiche: Nuovo impianto, legacy: arena eventi sportivi e concerti

Forum di Assago
Disciplina: Short track (pattinaggio velocità su pista corta)
Capacità: 12.700 spettatori
Caratteristiche: Impianto esistente rinnovato

Stadio San Siro (Giuseppe Meazza)
Evento: Cerimonie di apertura e chiusura
Capacità: 75.000 spettatori
Caratteristiche: Stadio storico, prima volta per cerimonia olimpica invernale

Milano Città Studi Ice Park (Sesto San Giovanni)
Disciplina: Pattinaggio di velocità su pista lunga
Capacità: 8.000 spettatori
Caratteristiche: Riqualificazione ex area industriale Falck, legacy: centro sportivo pubblico

Agorà – Villaggio Olimpico
Funzione: Residenza atleti durante i Giochi
Caratteristiche: Strutture temporanee, area ospitalità e servizi

FOCUS: L’INCLUSIONE COME MODELLO

Il programma di inclusione di Milano-Cortina 2026 rappresenta un primato assoluto per le Olimpiadi italiane:

15% dei volontari con disabilità (525 su 3.500)
Accessibilità universale in tutti gli impianti
Formazione specifica per tutto il personale
Comunicazione accessibile (LIS, Braille, Easy Read)
Trasporti adattati per atleti e spettatori
Tecnologie assistive negli impianti

LEGACY: COSA RESTERÀ DOPO I GIOCHI

Infrastrutture sportive:

  • 4 nuovi impianti pubblici nelle periferie
  • Riqualificazione area Falck (Sesto San Giovanni)
  • Centro sportivo Quarto Oggiaro
  • Piscina olimpica Baggio
  • Palazzetto Corvetto

Impatto sociale:

  • 10.500 posti di lavoro creati
  • 200 scuole con programmi sportivi permanenti
  • Network di 3.500 volontari formati
  • Protocolli di accessibilità replicabili

Trasformazione urbana:

  • Rigenerazione 3 quartieri periferici
  • 15 km di piste ciclabili nuove
  • Potenziamento trasporto pubblico
  • Riqualificazione spazi pubblici

Valore intangibile:

  • Modello di Olimpiadi sostenibili
  • Standard di inclusione per eventi futuri
  • Cultura sportiva nelle periferie
  • Orgoglio e identità cittadina