Moez Echargui, classe 1993 da La Marsa (Tunisia), nel 2025 ha già vinto nove titoli internazionaliMoez Echargui, classe 1993 da La Marsa (Tunisia), nel 2025 ha già vinto nove titoli internazionali

L’ascesa del tennista tunisino nella stagione 2025, tra fatica, burocrazia e la nuova casa milanese

Moez Echargui, nato nel 1993 a La Marsa in Tunisia, ha costruito la sua carriera in mezzo a difficoltà strutturali, economiche e sanitarie. In patria, le opportunità per formarsi a livelli elevati erano limitate e così, già da giovane, dovette valutare la strada del college negli Stati Uniti per continuare a inseguire il sogno del tennis professionistico. Quel trasferimento fu una necessità: poche risorse, pochi tecnici, poca infrastruttura lo costrinsero a guardare altrove.

Dopo aver conseguito una laurea in ingegneria e scienze informatiche, Echargui ha messo da parte una carriera stabile per dedicarsi pienamente al circuito pro, ma non fu un percorso lineare. I problemi fisici – un crac al ginocchio, guai al polso, problemi alla caviglia e, nell’autunno 2024, uno strappo al bicipite femorale – lo hanno costretto a ripartire più volte, alla soglia dei 32 anni.

Il salto decisivo: MXP Tennis Team e Milano

È nel 2022 che arriva la svolta: Echargui entra nel progetto MXP Tennis Team, dapprima in provincia di Varese e poi stabilendosi al Quanta Club di Milano. Quella “città che lo ha accolto” diventa la base operativa della rinascita.

«Eravamo seduti con Moez: gli chiedemmo se volesse continuare dato il crollo di classifica e l’età», racconta Marco Brigo, direttore sportivo dell’MXP. «Lui ci guardò dritto negli occhi e disse ‘credo di potercela fare’». Da lì è cominciata una stagione da urlo.

Il percorso non fu semplice: inizialmente, Echargui perse giorni preziosi per problemi legati al visto sportivo, residuo del suo iniziale status burocratico incerto. Solo nel 2024 ottenne un permesso di soggiorno stabile grazie al tesseramento con una squadra di Serie A1 — una mossa che gli permise di concentrarsi solo sul tennis, senza le variabili esterne.

2025: la stagione della riscossa

Partito da oltre il 500° posto in classifica, Echargui ha costruito una scalata formidabile. È entrato fra i migliori del continente africano, diventando uno dei punti di riferimento del tennis arabo e africano. 

Alcuni passi salienti:

  • A Porto, conquista il suo primo titolo Challenger in carriera. 
  • Successivamente, vince altri due Challenger, rispettivamente a Hersonissos (Grecia) e Saint-Tropez (Francia). 
  • In parallelo, si assicura diversi tornei del circuito ITF, consolidando punti preziosi.
  • In pochi mesi, scala circa 300 posizioni e si porta entro i primi 150 posti del ranking Atp (la classifica attuale di Echargui è al 142° posto). 
  • A questo ritmo, è pronto a disputare le qualificazioni dei tornei del Grande Slam, a partire dall’Australian Open, nonostante l’età non più giovanissima.

Marco Brigo sintetizza così l’ambizione: «Il livello che ha dimostrato lo rende top-100 un traguardo realistico. Sarebbe l’ennesima rivincita per un ragazzo che ha lottato più degli altri».

Un simbolo per l’Africa e oltre

Oggi Echargui è l’unico africano presente nella top 200 del ranking mondiale — un traguardo che parla non solo del suo talento, ma del contesto da cui proviene. Deve tener conto di fattori come la carenza di sostegno economico, la difficoltà nel viaggiare (visti negati, spese proibitive), e gli infortuni che avrebbero potuto spegnere la carriera di molti.

Ecco perché la sua storia assume valore simbolico: non è solo la rivincita di un atleta, ma la rappresentazione di un percorso contro ostacoli esterni alla racchetta. Milano, con la sua infrastruttura tennistica e l’appoggio dell’MXP che ha sede al Quanta Club, ha offerto il substrato su cui quel talento rimasto “in potenza” ha potuto esplodere.