Home / Attualità / Monza agli americani: Finisce l’era Berlusconi nello sport dopo 40 anni

Monza agli americani: Finisce l’era Berlusconi nello sport dopo 40 anni

Fininvest esce dallo sport

La cessione dell’AC Monza al fondo statunitense Beckett Layne Ventures segna la conclusione definitiva del legame tra Fininvest e il mondo dello sport, chiudendo un ciclo durato quasi quarant’anni, avviato nel 1986 da Silvio Berlusconi con l’acquisto del Milan. L’uscita di scena della holding, fondata nel 1975 e profondamente legata alla visione del suo creatore, rappresenta la fine simbolica di un’epoca che ha lasciato un’impronta indelebile nello sport italiano, e nel calcio in particolare.

Dall’Arena al Monza: l’eredità sportiva di un impero

Era il 1986, e nel cielo dell’Arena di Milano volavano elicotteri sulle note della “Cavalcata delle Valchirie”: quell’immagine epica lanciava l’era berlusconiana del Milan, destinata a cambiare per sempre la storia del calcio europeo. Sotto la guida visionaria di Berlusconi, il club rossonero ha vissuto la sua età dell’oro, con otto scudetti, cinque Champions League e un nuovo modello di gestione, comunicazione e marketing sportivo.

Ma l’impegno della famiglia Berlusconi non si limitò al calcio. Nacque una vera e propria Polisportiva, un progetto ambizioso e trasversale che coinvolse:

  • Milano Baseball 1946
  • Amatori Milano Rugby
  • Hockey Club Devils Milano
  • Volley Gonzaga

Queste realtà, anche se con alterne fortune, facevano parte di un ecosistema sportivo integrato e testimoniavano l’idea di sport come investimento culturale, sociale e aziendale.

L’ultima avventura: il Monza di Berlusconi e Galliani

Nel 2018, Berlusconi scelse di ripartire dal basso, acquisendo il Monza, squadra della sua città natale, insieme all’amico e storico dirigente Adriano Galliani. Una sfida romantica e imprenditoriale allo stesso tempo, che in pochi anni ha portato il club brianzolo dalla Serie C alla Serie A, dimostrando ancora una volta la forza del binomio Berlusconi-Galliani.

Dopo la scomparsa del Cavaliere nel giugno 2023, Fininvest ha continuato a sostenere il Monza più per ragioni affettive che economiche, onorando il suo lascito umano e sportivo. Ma l’uscita dal club, ora passata nelle mani del fondo americano, era una decisione inevitabilepragmatismo e riorganizzazione societaria impongono oggi una nuova rotta al gruppo guidato dai figli dell’ex presidente.

Il fondo Beckett Layne Ventures: cosa cambia per il Monza

La Beckett Layne Ventures, realtà finanziaria statunitense attiva nel settore sportivo e dei media, acquisisce il Monza con l’intento di rafforzarne il posizionamento in Serie A e, soprattutto, di potenziarne il valore commerciale a livello globale. È una mossa che rientra nel più ampio trend di americanizzazione del calcio europeo, dove fondi e investitori statunitensi hanno già messo radici in club storici come Milan, Roma, Atalanta, Fiorentina e Parma.

La sfida sarà ora quella di dare continuità al progetto tecnico, mantenendo una forte identità territoriale e valorizzando il lavoro svolto negli ultimi cinque anni. Sul fronte societario, resta da chiarire il ruolo di Galliani, che potrebbe rimanere in un incarico rappresentativo o consultivo nella nuova gestione.

Un’eredità sportiva lunga quattro decenni

L’addio di Fininvest allo sport è un atto finale carico di significati. Non è solo la cessione di una squadra, ma la chiusura di un progetto culturale e imprenditoriale che ha attraversato generazioni, rivoluzionato modelli gestionali, creato un linguaggio nuovo per raccontare lo sport.

Silvio Berlusconi ha interpretato lo sport come spettacolo, come impresa, come vettore di valori e identità, e ha saputo costruire attorno a questa visione una narrazione vincente, non senza polemiche, ma certamente innovativa.

Il calcio italiano dopo Berlusconi: tra business e nostalgia

L’uscita della famiglia Berlusconi dal calcio riflette anche il cambiamento profondo del panorama sportivo. Le logiche di investimento, la globalizzazione dei club, l’ingresso sempre più incisivo di fondi di private equity stanno trasformando lo sport in un settore strategico ma spesso distaccato dalle comunità locali e dalle storie personali.

L’epopea berlusconiana – tra passioni, contraddizioni e successi – appartiene a un tempo in cui il calcio italiano era ancora centrale, popolare, affettivo. Oggi si naviga verso modelli globali, tra branding e diritti televisivi, con meno romanticismo e più business.

Un addio che lascia un vuoto (anche) emotivo

La fine del legame tra Fininvest e lo sport italiano è anche una cesura simbolica. Non ci sarà più la famiglia Berlusconi in tribuna, non ci saranno più le narrazioni affettive legate alla Polisportiva, né le conferenze stampa teatrali che hanno segnato un’epoca.

Ma resta un’eredità fatta di vittorie, sogni realizzati, modelli manageriali esportati. Un’eredità che, nel bene e nel male, ha contribuito a scrivere la storia dello sport italiano moderno.

Tag: