Un esonero che lascia l’amaro in bocca
L’esonero di Paulo Fonseca è solo l’ultimo capitolo di una saga che vede il Milan vittima di una gestione dirigenziale sempre più confusa e priva di visione. Dopo mesi di risultati altalenanti e una squadra che sembrava incapace di seguire le indicazioni del tecnico, il club ha deciso di voltare pagina. Ma la vera questione non riguarda tanto l’allenatore, quanto la dirigenza. Perché Fonseca, piaccia o meno, non ha mai avuto la possibilità di lavorare serenamente, con i dirigenti che lo hanno lasciato solo di fronte alle difficoltà.
Un allenatore “scaricato” dal primo giorno
Fonseca era stato annunciato con entusiasmo: “Abbiamo studiato bene: Fonseca è l’uomo giusto”, aveva dichiarato Zlatan Ibrahimovic il 13 giugno, durante una conferenza stampa che avrebbe dovuto rappresentare il punto di partenza di un nuovo ciclo. Eppure, sin dai primi giorni, il tecnico portoghese è stato vittima di tensioni interne e della mancanza di fiducia da parte di alcuni giocatori. Invece di proteggerlo, la dirigenza ha optato per il silenzio, lasciando che il progetto si sgretolasse sotto il peso delle aspettative.
Mutismo dirigenziale e dilettantismo organizzativo
La gestione di Fonseca ha messo in luce un problema che va ben oltre il rettangolo di gioco: l’assenza di una guida chiara e autorevole. Mentre il tecnico affrontava le critiche e i risultati deludenti, i dirigenti sembravano “evaporati”, incapaci di assumersi responsabilità o di comunicare con i tifosi. La sensazione è che al Milan manchi quella coerenza che un tempo lo caratterizzava: decisioni impulsive, assenza di dialogo interno e una mancanza cronica di autocritica stanno danneggiando l’immagine del club.
Conceição in arrivo: sarà l’uomo giusto?
Conceição è atteso a Milano per prendere il posto di Fonseca, ma il dubbio è se il problema sia davvero solo l’allenatore. Senza un cambiamento radicale a livello dirigenziale, è difficile immaginare che il nuovo tecnico possa lavorare in condizioni migliori. Per costruire un progetto vincente, serve lasciare alle persone i propri compiti e ruoli, evitando di imporre scelte dall’alto che, come abbiamo visto, portano solo al fallimento.
Un esempio dal passato che non fa scuola
Guardando alla storia del Milan, è impossibile non pensare al coraggio con cui Berlusconi impose Arrigo Sacchi negli anni ’80. Allora, la dirigenza fece quadrato attorno all’allenatore, lavorando uniti per costruire una squadra leggendaria. Oggi, invece, la sensazione è che manchi completamente questa coesione. Si preferisce cercare capri espiatori piuttosto che affrontare i problemi alla radice.
L’urgenza di una nuova leadership
Il Milan di oggi ha bisogno di dirigenti che siano pronti a mettersi in gioco, ad accettare critiche e a dialogare con tutte le componenti del club, dai giocatori ai tifosi. Un presidente che parla solo in caso di vittorie non può essere considerato un punto di riferimento. Così come non può esserlo una dirigenza che si nasconde nei momenti di difficoltà. Serve umiltà, ma soprattutto una visione chiara, qualcosa che oggi sembra mancare del tutto.
Conclusioni amare e prospettive future
L’esonero di Fonseca rappresenta una pagina triste per il Milan, non tanto per la decisione in sé, quanto per come è stata gestita. Una squadra che punta a tornare grande non può permettersi di operare con questo livello di dilettantismo. I tifosi meritano di più, e il primo passo per ritrovare credibilità deve partire dalla dirigenza: serve cambiare mentalità, abbandonare l’arroganza e ricostruire su basi solide. Solo così il Milan potrà tornare a essere il club che tutti conosciamo.