Il futuro del Palasharp tra riqualificazione e rinunce olimpiche
L’ex Palasharp di Lampugnano, storico impianto sportivo chiuso ormai da oltre un decennio, si avvicina alla demolizione definitiva. Al suo posto, nell’area inizialmente destinata ad ospitare l’hockey femminile e il Parahockey per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, sorgeranno 300 alloggi di edilizia popolare. Questo è il nuovo piano promosso dall’assessore alla Casa, Giuseppe Bardelli, che intende restituire valore a un’area abbandonata, segnando una svolta per il quartiere.
La fine dell’era olimpica: la rinuncia a un centro sportivo
Secondo il dossier presentato per la candidatura olimpica, l’area del Palasharp avrebbe dovuto trasformarsi in una struttura polivalente di rilievo internazionale. Tuttavia, una lunga serie di ricorsi legali e l’inaspettato aumento dei costi delle materie prime hanno rallentato il progetto, fino alla definitiva rinuncia da parte di TicketOne, l’azienda incaricata dei lavori. Di conseguenza, l’edilizia popolare sembra essere l’unica alternativa per risanare un’area che altrimenti rischia di rimanere abbandonata.
Giulia Pelucchi, presidente del Municipio 8, difende la nuova destinazione d’uso. «Non si può parlare di ripiego», dichiara, «perché la rinuncia di TicketOne ha reso impraticabili i Giochi olimpici. Il piano casa del Comune è una buona iniziativa per dare valore all’area».
Verso una nuova vita per Lampugnano: l’impegno per lo sport e la sicurezza
Nonostante il cambio di destinazione, l’amministrazione comunale intende preservare la vocazione sportiva dell’area. Secondo l’assessore allo Sport, Martina Riva, il progetto prevede zone accessibili per attività all’aperto e impianti sportivi integrati, come palestre al piano terra dei nuovi edifici. «Questa iniziativa può riqualificare il quartiere, specialmente con collegamenti pedonali e infrastrutture», aggiunge Pelucchi, evidenziando l’importanza di creare spazi verdi e servizi per la comunità.
Tuttavia, la situazione della stazione degli autobus di Lampugnano, poco distante dal futuro complesso residenziale, resta un nodo irrisolto. La zona è spesso teatro di furti e scippi, alimentati dalla presenza di bivacchi abusivi. «Servono transenne per bloccare l’accesso all’area e garantire sicurezza ai passeggeri», sottolinea Pelucchi, suggerendo che i fondi per questi interventi potrebbero derivare dagli oneri di urbanizzazione di altri progetti in zona.
Edilizia popolare vs. impianto sportivo: le opinioni dei rappresentanti locali
Il dibattito sulla scelta del Palasharp come sito per l’edilizia sociale vede posizioni contrastanti tra le forze politiche locali. Claudio Consolini, consigliere di Forza Italia, non nasconde una certa delusione per la mancata realizzazione di un centro olimpico. «È positivo costruire alloggi, ma un impianto sportivo avrebbe portato più valore al quartiere, creando un polo attrattivo per grandi eventi», afferma Consolini. Secondo lui, è essenziale preservare l’anima sportiva dell’area per evitare che perda la sua funzione di aggregazione sociale.
Consolini si unisce a Pelucchi nel sollecitare un intervento rapido per la stazione di Lampugnano. «Non è ammissibile che Milano offra una situazione di degrado a chi arriva in città», afferma. «Non basta concentrarsi solo sul Palasharp; è fondamentale che il Comune trovi una soluzione immediata per l’intera area».
Il piano per il quartiere di Lampugnano e i progetti di riqualificazione
Il quartiere di Lampugnano, oltre al progetto del Palasharp, è interessato da altre iniziative di riqualificazione che potrebbero migliorare l’offerta di servizi per i residenti. Tra questi, i piani di sviluppo Natta Nord e Sud, anche se non privi di critiche. «Ho espresso voto contrario perché li ritengo troppo invasivi e carenti di spazi verdi», dichiara Pelucchi, evidenziando la necessità di un approccio che tenga conto delle esigenze dei residenti.
La vicenda dell’ex Palasharp riflette un tema ampio che tocca molti quartieri della città, in cui la riqualificazione urbana si intreccia con l’urgenza di soluzioni abitative e il desiderio di preservare la vocazione sportiva e sociale delle aree pubbliche.