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A Milano si alza la voce di chi non ci sta. Dal prossimo ottobre, secondo quanto stabilito dall’amministrazione comunale, scatterà il divieto alla circolazione per i motocicli Euro 0, 1 e 2. Una scelta che, secondo i promotori del referendum abrogativo, colpirebbe ingiustamente oltre 70.000 veicoli attualmente in uso. E che, a partire dal 2028, potrebbe estendersi anche agli Euro 3, spingendo fuori strada quasi l’80% delle moto circolanti.
Emissioni minime, effetti massimi: le criticità della misura
Il problema? La misura viene ritenuta sproporzionata. I dati dell’Agenzia europea dell’ambiente stimano che i motocicli siano responsabili solo dell’1,3% delle emissioni totali. Secondo uno studio della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), le categorie Euro 0, 1 e 2 producono emissioni irrisorie: lo 0,11% di gas serra, lo 0,24% di NOx e appena lo 0,06% di particolato. Il vero impatto, secondo gli oppositori, sarebbe sulla mobilità urbana e sul tessuto economico legato alla manutenzione e al commercio di moto.
Il fronte del no si organizza: due referendum in campo
La risposta della città arriva in forma di referendum. Presentati dai consiglieri comunali Riccardo Truppo ed Enrico Marcora, i quesiti mirano a revocare e abrogare le disposizioni comunali. Già oltre 20.000 le adesioni alla petizione lanciata nei mesi scorsi. Ora, se il Collegio dei Garanti approverà l’ammissibilità, partirà la raccolta delle 15.000 firme necessarie per la consultazione.
Assomobilità e il mondo due ruote: «Serve equilibrio»
Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità e di Federmotorizzazione, lancia un appello: «Non si può criminalizzare un intero comparto. Le moto fluidificano il traffico e occupano meno spazio, sono una risorsa, non un problema. La città ha bisogno di scelte razionali, non ideologiche».
Con lui si schierano anche la Federazione Motociclistica Italiana, Automotoclub Storico Italiano, rappresentanti di motoclub e influencer del settore. Tutti uniti nel chiedere un ripensamento della misura e un confronto aperto con Palazzo Marino.
Referendum blocco moto Milano: impatti sociali e commerciali sottovalutati
Non si tratta solo di mobilità: il rischio è anche economico. Con il divieto, migliaia di cittadini appartenenti alle fasce meno abbienti sarebbero costretti a rottamare i propri mezzi. E centinaia di officine, rivenditori e artigiani specializzati subirebbero un contraccolpo immediato, con una potenziale perdita fino al 40% del volume d’affari.
Referendum blocco moto Milano: una chance per riequilibrare le scelte
Il referendum non è solo uno strumento di protesta. È anche un modo per chiedere che le politiche ambientali tengano conto della realtà urbana, dei dati e dell’impatto sulle persone. I promotori insistono su una regola chiara: la sostenibilità deve essere praticabile per tutti.