La questione degli stadi continua a sollevare accesi dibattiti a Milano. Da un lato, il futuro dello storico stadio di San Siro, dall’altro il progetto di un nuovo impianto sportivo per l’Alcione, squadra di Serie C, che vorrebbe realizzare il proprio stadio presso il centro sportivo Carraro. Entrambe le vicende aprono interrogativi sullo sviluppo delle infrastrutture sportive e sull’equilibrio tra il calcio professionistico e le altre attività sportive praticate dalla comunità.
Il caso San Siro: il Comune valuta la vendita dell’impianto
Il destino del Meazza resta in bilico. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha dichiarato che riferirà in Consiglio Comunale sul progetto di vendita dello stadio e delle sue aree circostanti ai club di Milan e Inter, per rilanciare l’idea di un nuovo stadio condiviso. La decisione, già oggetto di numerose polemiche, è destinata a suscitare reazioni accese nel corso della seduta programmata.
Un ulteriore tassello alla questione è stato aggiunto dai consiglieri della maggioranza di centrosinistra, che hanno presentato una proposta di delibera chiedendo alla giunta di mantenere la proprietà comunale dello stadio. «Il Meazza è uno dei migliori stadi d’Europa, in ottimo stato di conservazione», ha sottolineato Enrico Fedrighini, firmatario della proposta insieme ad altri consiglieri. La delibera chiede un bando per la ristrutturazione del Meazza, puntando su un piano di riqualificazione che preservi la storia e l’architettura dell’impianto.
Nuovo stadio Alcione: il progetto che divide il quartiere
Non meno controverso è il progetto di realizzare uno stadio per la squadra dell’Alcione nelle aree del centro sportivo Carraro, situato nel quartiere Gratosoglio. La proposta prevede la costruzione di un impianto conforme agli standard di Serie B, una struttura che potrebbe competere per dimensioni con altri stadi della città. Tuttavia, il progetto ha sollevato dubbi e opposizioni da parte delle associazioni sportive locali, preoccupate per l’impatto che un nuovo stadio potrebbe avere sugli sport e sulle attività tradizionalmente ospitate nel Carraro.
Un’assemblea pubblica è stata convocata per il 30 novembre presso il CAM di Gratosoglio, dove cittadini, associazioni e rappresentanti municipali potranno confrontarsi con le autorità comunali. In questa occasione, le voci critiche avranno modo di esprimere i propri timori: «Lo stadio Alcione potrebbe causare la scomparsa di attività che coinvolgono migliaia di praticanti e studenti», avvertono i portavoce del fronte del no.
Gli effetti sul centro Carraro: rischio di riduzione delle attività sportive
Attualmente, il centro sportivo Carraro è frequentato da oltre 3.500 utenti, tra praticanti di rugby, tennis, pallavolo e altri sport, e ospita campionati e tornei scolastici. I cittadini e il Municipio 5 temono che la costruzione di un nuovo stadio riduca drasticamente la disponibilità degli spazi per le attività sportive non professionistiche, soprattutto quelle che richiedono l’utilizzo della pista e del campo centrale. Per questo motivo, il progetto Alcione viene visto da molti come una potenziale minaccia per la sostenibilità del modello sportivo attuale.
L’invito al partenariato pubblico-privato e il ruolo dell’assessore Riva
Martina Riva, assessore allo Sport, ha invitato l’Alcione a considerare una soluzione di partenariato pubblico-privato che garantisca il mantenimento di alcune aree per le attività sportive attualmente praticate al Carraro. La proposta punta a bilanciare le esigenze della squadra di calcio con quelle delle associazioni locali e dei residenti, ma rimane aperta la questione su come conciliare il progetto di uno stadio di grandi dimensioni con le esigenze di una struttura polivalente come il Carraro.
San Siro e Carraro: un dibattito aperto tra storia e innovazione
L’intera città è chiamata a riflettere sul futuro delle proprie strutture sportive. Da un lato, San Siro rappresenta un monumento storico che potrebbe essere valorizzato attraverso un’opera di riqualificazione; dall’altro, il progetto Alcione al Carraro mette in discussione il modello di gestione degli spazi pubblici in una metropoli dove lo sport è parte integrante della vita sociale.