Nicolò Melli, capitano dell’Italbasket e pilastro dell’Olimpia Milano, si racconta senza filtri in un’intervista esclusiva, ripercorrendo i momenti più significativi della sua carriera, a partire dal suo primo addio al club milanese. Durante la seconda puntata di Basketball & Conversations condotta da Gianluca Basile, Melli ha condiviso riflessioni intense su una fase cruciale della sua crescita professionale, svelando le motivazioni dietro la decisione di lasciare l’Italia e affrontare la sfida del basket internazionale.
L’inizio della frustrazione: «Mi sentivo un criceto sulla ruota»
Melli ha descritto con grande trasparenza i sentimenti vissuti durante le ultime stagioni della sua prima esperienza con l’Olimpia Milano:
«Partivo sempre da dietro e questo ci poteva stare, avevo ventuno, ventidue anni. Ma finivo la stagione in quintetto… e l’anno dopo ne prendevano un altro», ha raccontato.
La ripetitività della situazione, anche dopo la conquista dello Scudetto, lo ha spinto a cercare una svolta. «Mi sembrava di essere un criceto sulla ruota, sempre a tornare indietro», ha ammesso.
Questo senso di stagnazione si è trasformato nella determinazione di uscire dalla comfort zone e mettersi alla prova in un contesto nuovo e stimolante.
La scelta del Bamberg: un passo verso la libertà professionale
Il passaggio al Brose Bamberg, squadra di vertice del campionato tedesco, ha rappresentato per Melli un punto di svolta. L’esperienza all’estero gli ha permesso di vivere il basket da una prospettiva diversa, libera dalle dinamiche legate al sistema italiano.
«Andare all’estero ti costringe davvero a uscire dalla tua comfort zone: non hai famiglia, amici, non parli la lingua», ha spiegato Melli, aggiungendo che questa lontananza gli ha permesso di concentrarsi esclusivamente sul campo.
I vantaggi di giocare all’estero
Nonostante le difficoltà iniziali, Melli ha evidenziato gli aspetti positivi di giocare in un campionato straniero:
• Merito riconosciuto: «Quando una squadra all’estero ti sceglie, lo fa per ciò che puoi offrire in campo, non per quote di giocatori con passaporto».
• Concentrazione totale: «Non comprendere tutto ciò che accade intorno ti isola dalle polemiche e ti permette di focalizzarti sul tuo lavoro».
Questa “bolla” protettiva, come l’ha definita lo stesso Melli, gli ha permesso di crescere sia come atleta sia come persona, imparando a gestire meglio le pressioni e le aspettative.
La rinascita e il ritorno a Milano
Dopo aver conquistato successi con il Bamberg e aver proseguito il suo percorso con altre esperienze internazionali, Melli è tornato a vestire la maglia dell’Olimpia Milano con uno spirito rinnovato. Il ritorno in Italia non è stato solo un fatto sportivo, ma una scelta di vita e un’opportunità per mettere al servizio della squadra tutto ciò che aveva imparato all’estero.
Un esempio per le nuove generazioni
Il racconto di Melli evidenzia quanto sia importante, anche per i talenti più affermati, sapersi mettere in discussione e accettare le sfide. Uscire dalla propria comfort zone può essere difficile, ma è spesso la chiave per raggiungere nuovi obiettivi e superare i propri limiti.
Come capitano della nazionale italiana, Melli rappresenta un esempio per i giovani atleti che vogliono intraprendere una carriera nel mondo del basket professionistico. Il suo percorso dimostra che le difficoltà iniziali possono trasformarsi in opportunità di crescita, a patto di affrontarle con la giusta mentalità.
Lo sguardo al futuro
Oggi Melli è un punto di riferimento non solo per l’Olimpia Milano, ma per l’intero movimento cestistico italiano. La sua leadership in campo e la capacità di raccontare con umiltà le sue esperienze lo rendono un simbolo di resilienza e passione.
Il basket, per lui, non è solo una professione, ma una continua occasione di miglioramento e scoperta. «Assumersi le proprie responsabilità e fare un passo avanti è fondamentale», ha ribadito. Un messaggio che racchiude la filosofia di un campione che non ha mai smesso di cercare nuove sfide per continuare a crescere.