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Lo Sporting Barona rischia di chiudere: il Municipio 6 cerca una mediazione per salvare l’impianto

sporting barona, foto sito ilsudmilano

Dal 1° settembre 2025 lo Sporting Barona 1971, storica società del quartiere milanese, rischia di chiudere definitivamente i battenti. Il motivo è contenuto nella determina comunale del 19 maggio, con cui Palazzo Marino ha ufficializzato la decadenza della concessione d’uso dell’area di via San Paolino 9, imputando alla società gravi inadempienze contrattuali, in particolare la mancata demolizione di impianti sportivi ritenuti abusivi.

Il provvedimento, che arriva al termine di una lunga corrispondenza sempre più tesa tra le parti, segna un punto di rottura nella gestione dell’impianto, e potrebbe avere pesanti conseguenze per la pratica sportiva locale, soprattutto per i più giovani.

Il Municipio 6 tenta di evitare lo stop delle attività

In questo clima di forte preoccupazione, il Municipio 6 di Milano, come riporta ilsudmilano, prova a farsi mediatore. Il presidente della Commissione Sport Francesco Fumagalli e il vicepresidente Niccolò Orlando hanno rilasciato una nota congiunta in cui sottolineano il valore sociale dello Sporting Barona:

«Lo sport di base deve essere tutelato, e i concessionari sportivi che sviluppano progetti sociali meritano il sostegno dell’amministrazione, nel rispetto delle norme vigenti. Dispiace che la concessione presentasse situazioni di abusivismo pregresse. Ci auguriamo si possa trovare una soluzione condivisa per garantire la continuità delle attività».

Il Municipio chiede dunque un cronoprogramma chiaro, che possa bilanciare le esigenze regolamentari con la necessità di non interrompere servizi fondamentali per il quartiere.

La difesa dello Sporting Barona: «Abusi preesistenti alla concessione»

Dal canto suo, la società guidata da Barona Sporting 1971 contesta le accuse del Comune, spiegando che la maggior parte degli impianti indicati come abusivi era già presente nel 2010, quando fu siglata la convenzione. Solo i campi di padel, realizzati successivamente, sono riconosciuti come ampliamenti.

Lo Sporting aveva proposto al Comune di sanare le strutture irregolari entro il 2028, anno di scadenza naturale della concessione, presentando un piano da quasi 800mila euro. Ma l’amministrazione ha rifiutato questa ipotesi, chiedendo la demolizione immediata delle opere contestate.

Ora la società, per evitare lo stop a settembre, valuta il ricorso al TAR, una mossa che potrebbe congelare temporaneamente la revoca e aprire nuovi margini di trattativa.

Un precedente che preoccupa: rischio paralisi sportiva nel quartiere

Al di là degli aspetti tecnici e legali, la chiusura dell’impianto di via San Paolino rappresenterebbe un danno significativo per il tessuto sociale del quartiere Barona. Le attività coinvolgono centinaia di cittadini, tra cui numerosi bambini e adolescenti, e ricollocarli in altre strutture sarebbe estremamente complesso.

Il rischio è che la revoca, pur legittima da un punto di vista normativo, si traduca in anni di stallo, come accaduto per altri impianti pubblici del sud Milano, quali il Centro Carraro e la piscina Argelati, ancora in attesa di riqualificazione dopo analoghi problemi burocratici.

In caso di nuovo bando, trovare in tempi rapidi un gestore pronto a farsi carico di opere di sanificazione e investimentorisulterebbe molto difficile, aggravando così l’emergenza sportiva nella zona.

Tutelare lo sport di base oltre le regole

Il caso Sporting Barona ripropone un tema sempre più attuale: come conciliare il rispetto delle regole con la tutela del valore sociale dello sport di base? La risposta, come sottolineato dal Municipio 6, non può essere solo normativa, ma deve coinvolgere tutte le parti in causa per trovare una soluzione che non penalizzi la comunità.

L’auspicio è che nei prossimi mesi Comune e gestori riescano ad avviare un dialogo costruttivo, capace di preservare un presidio sportivo e aggregativo storico, senza rinunciare al rispetto della legalità.

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