Alessandro Gentile: «Milano è stato un amore viscerale. Mi sono sentito perso»

beige and blue basketball court

L’ex capitano dell’Olimpia Milano si racconta tra successi, difficoltà e il forte legame con la squadra che ha segnato la sua carriera

Alessandro Gentile, uno dei protagonisti più emblematici del basket italiano, ha parlato a cuore aperto in una recente intervista a SportWeek, pubblicazione della Gazzetta dello Sport. Con uno sguardo intimo sulla sua carriera, Gentile ha riflettuto sul rapporto con l’Olimpia Milano, il peso delle aspettative, e le sfide mentali che ha dovuto affrontare dopo aver lasciato la squadra. Il suo racconto offre un’immersione profonda nei momenti chiave della sua vita sportiva, tra successi e difficoltà, ma anche nella sua personale battaglia per mantenere la propria identità e integrità.

Lo scudetto a 21 anni: gioia e responsabilità

A soli 21 anni, Alessandro Gentile portò l’Olimpia Milano alla vittoria del campionato, un traguardo che, per il giovane capitano, rappresentò un grande onore, senza però sentirne il peso eccessivo: «Quello scudetto resta innanzitutto una gioia che nessuno potrà togliermi», ha dichiarato Gentile, ricordando con affetto quel periodo. Ma la fine del suo percorso con Milano non è stata priva di dolore e incertezze, tanto da lasciare profonde ripercussioni nella sua carriera: «Non ero pronto a gestire quella rottura», confessa, ammettendo che questo ha influenzato il suo percorso successivo.

Milano: un amore viscerale che segna un percorso

Gentile descrive il suo legame con Milano come un “amore viscerale”, una relazione intensa che andava oltre la semplice appartenenza alla squadra. Questo forte attaccamento emerge chiaramente quando riflette sulle notti insonni e la dedizione assoluta: «Facevo fatica a dormire dopo le sconfitte», racconta. L’affetto per la squadra, il presidente e l’intera città lo hanno legato in modo profondo all’Olimpia Milano. Quando il rapporto si interruppe, Gentile si trovò in un momento di smarrimento: «Mi sono sentito perso», ha dichiarato, facendo emergere il lato emotivo della sua esperienza da professionista.

Il passaggio al Panathinaikos e il rimpianto più grande

Dopo l’addio a Milano, Gentile si trasferì al Panathinaikos, un grande club europeo, un’opportunità che, però, si rivelò carica di rimpianti. L’esperienza con il Panathinaikos non andò come sperato, e l’atleta non riuscì a ritrovare se stesso. «Non ho saputo metabolizzare il distacco dall’Olimpia», ammette Gentile, evidenziando come il legame emotivo e psicologico con Milano lo avesse segnato profondamente, impedendogli di esprimere il suo massimo potenziale nella nuova squadra greca. “Quando il rapporto con Milano si è chiuso, non ero più me stesso e ho fallito”.

Questo momento di crisi segnò un punto di svolta nella carriera di Gentile, che dopo l’esperienza al Panathinaikos, cercò di ritrovare stabilità e serenità, sperimentando diversi club e campionati in giro per l’Europa.

Una carriera fatta di alti e bassi: la strada verso la riconciliazione

Nonostante le difficoltà incontrate, Gentile non si è mai arreso. Dopo l’esperienza in Grecia, ha ripreso il controllo della sua carriera, trovando gioia e riconoscimento in diverse squadre. «Ho vissuto belle esperienze e altre meno buone, ma penso che dal Pana in poi, in campo mi sono sempre riconosciuto», ha spiegato. Il suo percorso ha visto tappe significative in Spagna, a Trento e a Varese, dove, anche tra momenti altalenanti, Gentile ha saputo ritrovare il piacere di giocare e di essere un riferimento per i compagni.

La lotta per la salute mentale e la ricerca dell’equilibrio

Oltre alla carriera sportiva, Gentile ha condiviso riflessioni personali sul tema della salute mentale, una sfida che molti atleti affrontano, ma che pochi raccontano apertamente. Essere sotto i riflettori non è facile e spesso si accompagna a una pressione che può logorare. Gentile ha affrontato questa sfida cercando di trovare un equilibrio tra il desiderio di essere sempre al massimo e la necessità di preservare il proprio benessere.

«Dare di sé l’immagine di un vincente è logorante», confessa Gentile, aggiungendo però che questa sensazione lo stimola e gli dà energia. La volontà di dimostrare continuamente il proprio valore e il bisogno di confermarsi il “più forte” è stata per lui una spinta, ma anche una fonte di stress.

Le prospettive future di Alessandro Gentile

Guardando avanti, Gentile non nasconde l’entusiasmo per le nuove sfide, anche se la sua carriera ha ormai una traiettoria meno definita rispetto agli esordi. Il suo percorso di crescita personale, unito alla lunga esperienza maturata sui campi internazionali, gli ha permesso di raggiungere una maggiore serenità e consapevolezza dei propri limiti e punti di forza. Il suo racconto rivela l’umanità di un atleta che, oltre ai trofei, porta con sé un bagaglio di esperienze che va oltre il campo di gioco.

Conclusione

La storia di Alessandro Gentile è il ritratto di un atleta determinato, che ha dovuto affrontare sfide sia fisiche che mentali. Il suo legame con Milano è stato cruciale per la sua crescita e rappresenta ancora oggi una delle esperienze più intense della sua vita professionale. La sua vicenda ci ricorda come, dietro la figura di ogni sportivo, si nasconda un individuo che, oltre a lottare per la vittoria, deve affrontare le proprie battaglie interiori.

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